Personaggi illustri
Frate Terziario
Nato a Calasca Dentro il 16 ottobre 1680 da Giovanni Tojetti e Maria Del Barba (dove esiste ancora la sua modesta casetta tutta in pietra), venne battezzato nello stesso giorno - secondo l'usanza del tempo - con il medesimo nome del padre, Giovanni.
Di indole mite e riservata, già dall'infanzia era suo desiderio dedicarsi alla vita consacrata, ma le ristrettezze economiche della famiglia lo indussero a intraprendere diverse occupazioni che mai si rivelarono in sintonia con le sue recondite aspirazioni.
Da pastorello e contadino a Calasca passò a Pavia come garzone presso negozianti di vino; da stagnaio in Germania a cameriere a Roma, al servizio dei frati domenicani nella stessa città.
Mai fu soddisfatto di queste scelte. Verso i 35 anni, superate le ultime resistenze della famiglia, entrò in un convento di frati alcantarini a Foggia.
Nel 1717 si fece frate terziario francescano, cambiando il nome in Francesco di S. Antonio (un programma di vita sull'esempio dei due grandi santi omonimi, suoi protettori: il poverello di Assisi, fondatore dell'ordine francescano, ed il santo di Padova).
Dopo il trasferimento in località diverse, data la sua vita assai virtuosa ed esemplare, venne ammesso prima del tempo richiesto, in via eccezionale, alla professione dei voti di povertà, ubbidienza e castità.
Fu trasferito poi nel convento alcantarino di S. Lucia al Monte in Napoli dove rimase per tutto il resto della vita, per 45 anni consecutivi.
Fu sempre umile e povero questuante per le vie della città partenopea, distinguendosi anche per altre sue eroiche virtù: la preghiera costante, la ferrea ubbidienza ai superiori, la squisita carità col prossimo e l'austera penitenza con cui martoriava continuamente il proprio corpo.
Ebbe anche preclari carismi taumaturgici: il dono della profezia (predisse anche la sua stessa morte), la bilocazione (più volte fu presente contemporaneamente in posti diversi, con una sorta di sdoppiamento fisico), la lievitazione (nelle sue profonde meditazioni notturne fu visto dai confratelli sollevarsi fino alla volta della chiesa e circonfuso di luce), linvisibilità della sua persona (riuscì a sparire agli occhi increduli di più sentinelle che controlla- vano a vista la sua presenza).
Guarì tante malattie e fece persino risuscitare un vescovo.
A Napoli la stima di questo fraticello terziario era talmente grande che tutti lo ritenevano un "santo".
Quando girava in città per la questua, a capo chino e con la corona del rosario in mano, spesso i passanti gli tagliuzzavano furtivamente il mantello e il saio per avere sue preziose reliquie.
Dopo una dolorosa malattia - serenamente accettata - che lo inchiodò a letto per tre anni, senza mai alcun lamento, morì in concetto di santità il 25 ottobre 1764, all'età di 84 anni, con rimpianto generale in tutta Napoli. Le spoglie mortali - misteriosamente incorrotte - rimasero esposte per cinque giorni alla venerazione pubblica nel convento di S. Lucia al Monte (ove ancora oggi riposano), ma dovettero essere rivestite ben sei volte, perchè la folla strabocchevole di devoti, insaziabile di ricordi del suo amato "santo", continuava a recidergli gli abiti.
Anche dopo morte fratello Francesco continuò ad operare guarigioni ed apparve in più circostanze a chi lo invocava con fede.
Se questo buon fraticello fu ed è gloria e vanto dei Napolitani che lo hanno conosciuto ed amato, lo è altrettanto per Calasca che gli ha dato i natali e lo ha visto crescere negli anni della sua fanciullezza, come semplice, ma già devoto pastorello.
Il 26 settembre 1827 il papa Leone XII lo dichiarò venerabile.
A ricordo dell'evento, cento anni dopo i fratelli Sandretti fecero erigere a loro spese, sulla facciata della "Cattedrale" di Calasca, sotto il porticato, una lapide commemorativa in marmo con il mezzo busto del servo di Dio.
La pregiata scultura - opera del prof. Eraldo Baldioli di Domodossola - è corredata in calce anche da una epigrafe. La riportiamo.
VENERABILE
GIOVANNI TOJETTI
francescano alcantarino
Calasca 1680 - Napoli 1764
A frate Francesco di S. Antonio lustro e vanto della patria Calasca
la illibatezza più fulgida disposò alla più austera penitenza
umile questuante
sparse largamente il soave olezzo di angelica virtù serafino d'amore dal seno della divinità
attinse chiara visione del futuro e virtù taumaturgica
nell'attesa del giorno glorioso della compiuta glorificazione
i cittadini fidenti voti e suppliche elevano
14 agosto 1927
Nell'anno giubilare 2000 sempre a ricordo e devozione del nostro "santo" fu posata anche una vetrata artistica presso la parrocchiale con l'effigie dell'umile fraticello.
Nel 2005 invece il postulatore generale dei francescani padre Luca De Rosa (Roma), intraprese il processo di beatificazione di 3 ossolani del '700:
il nostro ven. Tojetti, il ven. Generoso M. Fontana (Colloro 1729 - Amelia, TR 1804) ed il servo di Dio Giovanni Antonio Panighetti (Varzo 1739 - Moncalieri, TO 1785).
Su iniziativa dei padri francescani e della parrocchia di Calasca venne stampata anche una apposita immaginetta da diffondere.
Ci auguriamo che un giorno i 3 "santi" possano salire alla gloria degli altari!
Don Carlo Maria Tonna
Sacerdote
Nacque a Calasca, nella frazione di Barzona il giorno 8 febbraio 1741. Diventato sacerdote, fu dapprima canonico presso l'Isola di S. Giulio, poi prevosto a Romagnano Sesia e infine cappellano al suo paese di origine. Molte e veramente copiose furono le sue opere di beneficenza.
Insieme al fratello teol. don Bernardino, prevosto di Omegna per 40 anni, fu anzitutto grande sostenitore degli oratori di Barzona e del Sassello.
Istituì lasciti a favore dei chierici di Romagnano Sesia e di Calasca, aprì un legato di lire 20158,5 per corsi di esercizi spirituali gratuiti presso il Sacro Monte di Varallo e morto il fratello sacerdote, lasciò i beni di lui alla parrocchia 5. Ambrogio di Omegna per solenni celebrazioni in suffragio del compianto prevosto.
Ma la sua opera maggiormente munifica è legata alla fondazione del Monte di Pietà nella parrocchia di Calasca, con rogito 1796, consistente in ingenti beni mobili e immobili, in patria e al di fuori, successivamente accresciuti da un altro generoso sacerdote calaschese, il cappellano don Paolo Boiti.
In un terzo tempo altre due persone di Calasca, Angiola Falcioni ved. Tognola di Pianezza e don Giovanni Marocco di Boretta contribuirono ad ampliare l'Ente benefico con i loro lasciti.
Tale Monte di Pietà, o Monte Pio, chiamato anche Monte di Credito, dopo oltre due secoli di beneficenze non si è ancora estinto ai nostri giorni.
Pur ridotto a poca sostanza, è ancora vivo con il nome di "Fondazione Tonna-Boiti".
Il can. don Carlo Maria fu anche insigne predicatore. Durante gli esercizi spirituali da lui stesso promossi e finanziati a Calasca (per la durata di una dozzina di giorni consecutivi e rinnovabili ogni decennio), di fronte ad un pubblico convenuto da tutta la Valle che gremiva la "Cattedrale", egli "teneva per due ore continue pendenti dalle sue labbra quella gran moltitudine, senza che pur se ne sentisse uno a tossire". Grande accentratore quindi di attenzione, galvanizzatore straordinario di animi e cuori!
Egli si spense nel 1827 presso il Sacro Monte di Varallo dove fu sepolto e dove una lapide ricorda le sue virtù e la sua munificenza.
Don Paolo Boiti
Sacerdote
I Boiti furono proprietari terrieri molto facoltosi. Possedevano beni non solo a Calasca, in altre località valligiane e nei paesi di fondovalle, ma anche a Roma.
Nato a Calasca Dentro il 24 maggio 1763, venne in giornata portato al fonte battesimale dai genitori Bartolomeo Boiti e Domenica Maria Novaria detta "Todescha".
Diventato sacerdote, fu per 46 anni cappellano della parrocchia di orgine, dal 1790 al 1836.
Fu più volte nominato fabbriciere e negli anni 1823-1824 resse la parrocchia "ad interim" come stimato viceparroco.
Nel 1805 incoraggiò il fratello Giuseppe, emigrato a Roma, a trasportare in patria le spoglie mortali del soldato martire S. Valentino, divenuto compatrono della parrocchia ed eletto santo protettore della Milizia.
Con un generoso lascito, consistente in capitali liquidi, terreni e fabbricati, allo scopo di favorire soprattutto l'istruzione e la cura sanitaria, accrebbe notevolmente il Monte di Pietà fondato dal can. don Giovanni Maria Tonna.
Istituì anche un paio di doti annue a favore delle due giovani giudicate ogni anno più bisognose e meritevoli.
Si spense a Calasca nel 1836.
Presso l'Ossario del cimitero una epigrafe ricorda la sua magnanimità.
Prof. Antonio Boiti
Chirurgo
Nacque a Roma nel 1778 da emigranti calaschesi.
Avviato negli studi di medicina e chirurgia, appena ventenne era già in servizio presso l'Ospedale di S. Spirito a Roma.
Nel 1803, a soli 25 anni, venne chiamato dal granduca Ferdinando III alla Corte di Salisburgo, in qualità di chirurgo ostetrico e dopo tre anni ricevette la nomina di membro ufficiale del Consiglio Medico.
Rientrato Ferdinando III in possesso del Granducato di Toscana, fu capo chirurgo alla sua corte anche a Firenze.
Nel 1825 accompagnò lo stesso sovrano in Valle Anzasca a vedere le miniere aurifere di Pestarena e lo stupendo scenario del Monte Rosa, la seconda montagna d'Europa per altezza.
Scrisse molti opuscoli di medicina e fece parte dell'Accademia dei medici della Toscana.
Venne meno nell'anno 1827.
In occasione del centenario della scomparsa dell'insigne chirurgo, il cav. Agostino Sandretti fece posare a proprie spese, presso il cimitero di Calanca, una lapide - medaglione a ricordo.
Prof. Giuseppe Belli
Chirurgo
Fu illustre scienziato di fama mondiale, uomo di lettere e di cultura, dalla mente poliedrica e versatile da spaziare in tutti i campi dello scibile. Nato a Calasca Dentro il 26 novembre 1791 e battezzato nello stesso giorno, trascorse la sua infanzia in questo paese anzaschino, ma a 11 anni fu trasferito con la famiglia a Pavia, dove il padre ricco proprietario terriero e commerciante, emigrò per ragioni di lavoro.
Qui frequentò con ottimi risultati il Liceo Foscolo e l'Università, dove si laureò con lode speciale in filosofia e matematica nel 1812.
Dopo un primo periodo in cui si dedicò alla "Pratica dell'ingegnere", fu eletto presidente di una Accademia a Pavia, diventando assistente del Configliachi (diretto successore di Alessandro Volta), alla cattedra di fisica e matematica elementare.
Nel 1821 venne nominato professore di fisica presso 1'I.R. Liceo di Porta Nuova a Milano. Su espresso invito del governo iniziò la stesura di un Trattato di Fisica dal titolo "Corso elementare di fisica sperimentale" che pubblicò in tre poderosi volumi fra il 1831 e il 1838. Nella sua intenzione i volumi avrebbero dovuto essere cinque, ma data la vastità degli argomenti affrontati ed i suoi interessi collaterali per altri campi di ricerca, non ebbe il tempo materiale per completare l'immane opera.
Nel 1840 fu chiamato all'Università di Padova dove ricoprì la cattedra di fisica sperimentale congiunta con le matematiche.
E' negli anni della permanenza a Milano e Padova che emersero le sue grandi qualità di sperimentatore, ove si rivelò abilissimo realizzatore, capace di ideare, progettare e perfezionare macchine e strumenti vari, come ad es. il famoso duplicatore, o generatore elettrostatico di sua invenzione.
Nel 1842 ritornò a Pavia dove ricoprì la cattedra all'Università, prendendo il posto del Configliachi e quindi divenendo il 2° successore del Volta.
Qui il suo campo di ricerca scientifica poté spaziare dalla geometria all'algebra; dalla meccanica all'elettrologia, alla fisica molecolare; dall'ottica alla geofisica; dalla meteorologia alla termologia, all'elettromagnetismo ecc.
Il prof. Belli, "sommo tra i fisici del suo tempo", fece parte di un gran numero delle più prestigiose accademie scientifiche dell'epoca: dalla Accademia delle Scienze di Torino all'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere; dall'Accademia delle Scienze di Palermo, Padova, Bologna, Lucca, Perugia, Modena, Firenze, Brescia e Bergamo alla Fisico Medica di Milano, alla Oesterreichische Akademie der Wissenschaften di Vienna.
Ottenne l'onorificenza di Ufficiale dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e di Cavaliere dell'Ordine del Merito Civile di Savoia (ricevuta direttamente da Vittorio Emanuele nel 1859) e della Corona di Ferro. Queste le decorazioni che fino a non molto tempo fa erano esposte presso il Municipio di Calasca, a ricordo ed onore di questo illustre concittadino: 1. Cavaliere della Corona di Ferro Austriaca, in oro e pietre, 1815
2. Croce in oro e smalto dell'Ordine al Merito Civile di Savoia
3. Croce in oro e smalto di Cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro
4. Medaglia in metallo bianco dell'Ateneo di Brescia
5. Medaglia di bronzo ad onore di Galileo Galilei, Pisa 1839
6. Medaglia di bronzo, 4 Riunione degli scienziati italiani, Padova 1842
7. Medaglia di bronzo, 6 Riunione degli scienziati italiani, Milano 1844
8. Medaglia di bronzo, 7° Congresso degli scienziati italiani, Napoli 1845
9. Medaglia di bronzo agli scienziati italiani, 1846
10. Medaglia in metallo bianco di Pio IX, Giubileo, 1847
11. Medaglia della Fondazione Cagnola di Milano, 1848
12. Medaglia in metallo bianco dell'Esposizione Internazionale di Londra, 1851
13. Medaglia di bronzo, 32° Congresso Tedesco di scienze naturali e mediche, Vienna 1856
14. Medaglia di bronzo, 34° Congresso di scienze fisiche e naturali, Karlsruhe 1858
Appassionato di filologia, il Belli trovò anche il tempo di approfondire gli studi su lingue antiche e moderne alla ricerca di etimologie e delle radici comuni. Fece studi comparati fra greco, latino, ebraico, valacco (rumeno), francese, inglese, tedesco, spagnolo e italiano: tutte lingue che conosceva bene e che utilizzava nella corrispondenza internazionale con i vari dotti e potenti del tempo.
Stese pure un piccolo vocabolario sui dialetti di due vallate del VCO: la Valle Anzasca e la Valle Intrasca.
Profondamente religioso, di indole schiva e riservata, morì a Pavia il 1 giugno 1860 dove ricevette solenni commemorazioni funebri, ma venne sepolto nella sua patria di origine dopo una settimana, a Calasca, il giorno 7 successivo.
Tre lapidi rimangono a perenne testimonianza dell'insigne personaggio: una nel cortile delle statue presso l'Università di Pavia, accanto all'Aula Volta; un'altra presso il cimitero di Calasca, dove riposano le sue spoglie mortali; ed una terza presso la sua casa natale di Calasca (ex Villa Belli), fatta apporre dal Comune in occasione del 50° anniversario della sua scomparsa.
Tratto da:
"Calasca e Spigolature di Valle"
A cura di Andrea Primatesta, Arciprete di Calasca - 15 Luglio 2005
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